BEATI QUELLI... LA DIFFERENZA TRA COSCIENZA E CONSAPEVOLEZZA
- Laura Romagnoli

- 7 nov 2024
- Tempo di lettura: 4 min
Stavo meglio quando stavo peggio?

Ti è mai capitato di affermare qualcosa del tipo: beati quelli che non si fanno mai domande e restano inconsapevoli? Molto probabilmente sì, è una convinzione che deriva da un sentimento di frustrazione per il fatto di percepirsi appesantiti a seguito di una comprensione più profonda di sé.
PESO SPECIFICO
Dico sempre ai miei pazienti che la consapevolezza ha un suo peso specifico che rende, anche proprio fisicamente, la camminata più lenta e il passo più marcato. Se hai la tentazione di pensare che allora forse conviene restare in superficie perché in questo modo si procede in leggerezza, lo capisco; ma prima di decidere che è meglio smettere di leggere questo articolo per distrarsi con qualche cosa di ludico, che comunque va benissimo lo stesso, potrebbe interessarti andare avanti ancora un paio di righe: quelle in cui scrivo che tutti quei contenuti psichici a noi sconosciuti agiscono nella nostra vita influenzandola, anche se decidiamo di non approfondirli (o non possiamo farlo per svariati motivi).
Rendi cosciente l'inconscio, altrimenti sarà l'inconscio a guidare la tua vita e tu lo chiamerai destino - Carl G. Jung.
Sappi inoltre che quel peso specifico di cui parlo nel titoletto qui sopra non è una zavorra che impedisce o rende più difficoltoso il movimento, tutt'altro. È una consistenza che riempie la forma di una preziosissima sostanza e fa sì che tu lasci l'impronta, il segno del tuo passaggio, la memoria della tua identità.
E ora, se non hai già chiuso questa pagina e ti ho convinto a seguirmi ancora per un po', direi che siamo pronti ad entrare nel vivo del discorso.
LA NEURO
Grazie agli studi e alla divulgazione nell'ambito delle Neuroscienze (vedi M. Raichle – 2002), sappiamo che il cervello umano è dotato di due reti neuronali di base funzionanti in maniera complementare, come se fossero un unico articolatissimo sistema di ingranaggi.
Una delle reti si attiva ad esempio quando ricordiamo, immaginiamo o ipotizziamo scenari di vario genere; e si mette anche all'opera quando empatizziamo con qualcuno mettendoci nei suoi panni e comprendendo cosa prova. L'altra rete, invece, si focalizza sull'ambiente esterno dirigendo le attività mentali cui è preposta nella gestione dei movimenti, gli spostamenti e le interazioni nello spazio fisico esterno a noi.
È grazie a questa complessa rete neuronale che durante l'infanzia incrementiamo la capacità di riflettere su noi stessi, formando quell'immagine mentale che nella letteratura come nella vita chiameremo Sé. Con il procedere della maturazione, verso i 6/7 anni di età, impareremo che le azioni personali hanno delle conseguenze e che ognuno di noi agisce in base ad un certo senso della responsabilità.
Da adulti la definiremo coscienza.
TROVA LE DIFFERENZE
Quando parliamo di coscienza, ci riferiamo all'insieme dei processi razionali che corrispondono al ragionamento logico, all'agire secondo volontà, al maturare delle intenzioni e allo sviluppare anche abilità creative. Cosciente è la persona fisiologicamente sveglia, nella condizione di saper attribuire un significato alla realtà circostante utilizzando il suo intelletto.
Cosciente, in una sfumatura più filosofica, è anche chi agisce seguendo l'etica e distinguendo il bene dal male al di là del proprio tornaconto.
Sembra tantissima roba, e lo è, ma pensa che tutto ciò costituisce solo una minima parte della mente, circa il 5%. Tutto il resto è contenuto di tipo inconscio. Per capire ancora meglio la proporzione cerca l'immagine un iceberg, la montagna di ghiaccio tipica dei mari del Nord che in parte è immersa nell'acqua e in parte fuoriesce in superficie. Vedrai che di solito la parte sommersa di questa montagna è di gran lunga più estesa rispetto a quella visibile, per questo si usa l'espressione "è solo la punta dell'iceberg" quando si vuole dire che una situazione è molto più intricata di quel che si pensa.
Ecco, la nostra mente è strutturata allo stesso modo: la modalità cosciente può essere paragonata alla quantità di ghiaccio emersa, mentre la modalità inconscia a quella sommersa nelle profondità.
Leggi anche "Mente e Cervello"
Se nell'area di pensiero conscia risiedono logica e ragione, allora nell'inconscio cosa c'è?
Oltrepassata la linea del pensiero analitico troviamo le esperienze rimosse, le percezioni, il passato (anche nel senso delle generazioni precedenti), le convinzioni, le abitudini e tanto altro ancora.
GEMELLI DIVERSI
Coscienza e consapevolezza sono sicuramente due concetti legati tra loro, direi addirittura intrecciati, ma distinti.
Consapevolezza è uno di quei termini molto in voga nel parlare comune e, forse, uno dei più travisati in ambito psicologico. Alcune persone infatti si descrivono consapevoli nel momento in cui vogliono affermare di essersi rese conto di qualcosa che è accaduto, inteso come sequenza degli eventi che si sono succeduti.
Ma essere consapevoli non è equivalente all'avere buona memoria. E non è nemmeno una condizione durevole sempre identica a se stessa: possiamo affermare di essere rimasti in piedi per due ore consecutive, mentre per quanto riguarda la consapevolezza diremo di averne colto un barlume in un attimo di particolare presenza e lucidità mentale.
Il processo di consapevolezza è dunque un particolare stato della mente che permette di osservare una certa esperienza proprio durante il suo svolgersi, un momento dopo l'altro, mentre noi ne siamo sia protagonisti che osservatori.
La consapevolezza si basa sulla conoscenza di ciò che accade sia fuori che dentro di noi, emozioni e pensieri compresi. È un processo che risponde a domande come "Dove sono io? (emozionalmente parlando) Dov'è la mia mente?"
Mentre la coscienza si attiva nel momento in cui apriamo gli occhi dopo aver dormito, ad esempio, la consapevolezza si attiva prestando attenzione per cogliere gli attimi fuggenti della vita.
E fa tutta la differenza del mondo.
