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LA RABBIA

  • Immagine del redattore: Laura Romagnoli
    Laura Romagnoli
  • 12 apr 2024
  • Tempo di lettura: 3 min

"Un'emozione fondamentale".


A guardarsi dentro, si possono trovare un'infinità di cose meravigliose.

Anche due... Due infinità intendo.


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Ma per avere accesso a quelle meraviglie è fondamentale essere disposti a riconoscere le proprie emozioni, persino le più difficili da accettare, e a dare loro un nome così da poterle esprimere.



Il GIUDIZIO SULLE EMOZIONI

Per quanto siano parte di noi fin dalla nascita, le emozioni sono molto complesse da comprendere perché sono una miscela di tre livelli:

  • uno fisiologico relativo a specifici fattori organici come ad esempio il ritmo del battito cardiaco, il livello di tensione/distensione muscolare o le variazioni di temperatura corporea;

  • uno espressivo che riguarda il volto e il modo in cui traduce l'emozione (occhi sbarrati, bocca aperta, sopracciglia corrugate...);

  • un livello cognitivo che si attiva per darci consapevolezza di ciò che stiamo provando.

Gioia, tristezza, paura, sorpresa, disgusto e, come potrai immaginare, rabbia sono considerate dagli esperti le 6 emozioni di base fondamentali per la sopravvivenza dell'organismo. Sono tutte innate e con valore adattivo, cioè ci aiutano a modificare il nostro equilibrio in base ai cambiamenti ambientali, perciò ricordati che non esistono emozioni positive o negative in sé.

Esistono piuttosto emozioni gradevoli e sgradevoli che con il loro manifestarsi ti forniscono nuove informazioni utili allo sviluppo, affinché questo possa avvenire nel modo più efficace possibile.



VISIONE ANNEBBIATA

La rabbia è decisamente un'emozione attivante, nel senso che aumenta la carica di energia sia psichica che fisica in un modo che spesso impedisce di mantenere il controllo sul proprio comportamento e la lucidità nei processi del pensiero.


Ma non è tutto.


Di solito l'espressione comportamentale delle emozioni segue una sorta di schema per cui a fronte di e un'emozione gradevole, cercheremo vicinanza con l'altro e, al contrario, in concomitanza di una sgradevole vorremo prendere distanza.

Nonostante la rabbia sia catalogata tra le emozioni senza dubbio sgradevoli, c'è una significativa probabilità che quando siamo in preda a questa emozione cerchiamo di avvicinarci, e non di allontanarci come ci si aspetterebbe, a chi o cosa la sta provocando.

Per questo motivo, a livello sociale non è accettabile che una persona esprima fisicamente la sua rabbia (mentre se lo fa con la gioia non è un problema) considerato che la mancata autoregolazione potrebbe diventare molto pericolosa per gli altri.


"Tu sei la libera attenzione" - Istruzioni per maghi erranti 2.0, A. Panatta


AL MIO SEGNALE...

Le origini neurobiologiche della rabbia si individuano nell'amigdala, una piccola sezione del cervello che si trova nella parte più interna e centrale dei due emisferi. Ha la forma di una mandorla ed è il centro di elaborazione di emozioni e ricordi, una specie di quartier generale.


Tutte le informazioni che arrivano da e vanno verso la zona cerebrale dell'organismo assumono la forma di impulsi nervosi che non restano immobili e circoscritti nell'area in cui hanno avuto origine, ma vengono sviluppati, arricchiti di significato e, in funzione di ciò, "viaggiano". Infatti mentre l'amigdala fornisce all'organismo l'emozione della rabbia, sarà poi la corteccia (la sostanza grigia che riveste gli emisferi) a fornire una spiegazione all'insorgere del turbamento.

Le neuroscienze mostrano addirittura uno scarto di alcuni millisecondi tra la genesi della rabbia nell'amigdala, che avviene prima, e l'individuazione della ragione per cui si manifesta che invece è compito della corteccia e si verifica soltanto dopo. Come a dire che siamo perfettamente in grado di provare fastidio per qualcosa che ci irrita ancora prima di sapere il perché.



EVITARE IL PEGGIO

Siccome le emozioni sono reazioni fisiologiche a stimoli esterni e non hanno molto a che fare con la ragione, ciò che si può fare per attivare una buona gestione della rabbia e iniziare dagli indicatori forniti dal corpo: battito cardiaco e tensione muscolare.


Quando siamo arrabbiati, generalmente il ritmo dei battiti aumenta e i muscoli diventano tesi. Perciò prima di tutto è bene focalizzarsi su di questi, attivando una respirazione consapevole che riporti la frequenza cardiaca alla normalità. Subito dopo sarà possibile, sempre attraverso la regolazione del respiro, favorire il rilassamento muscolare.

Se il corpo è meno teso, lo sono anche i pensieri e dunque a questo punto si potrà ripensare alla situazione che ha causato il disagio magari chiudendo gli occhi e provando ad immaginare il punto di vista della persona considerata responsabile dell'arrabbiatura.


Questo processo di elaborazione farà entrare in gioco i lobi frontali che, con la loro azione razionale, terranno a freno la rabbia inibendola e consentiranno di interpretare l'accaduto in maniera meno eccessiva.


dott.ssa laura romagnoli

PSICOLOGA, PSICOTERAPEUTA

INSEGNANTE DI MEDITAZIONE

TRADUTTRICE NEL SETTORE DELLA PSICOLOGIA

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