DUNNING, KRUGER E LA CONVINZIONE DI SAPERE
- Laura Romagnoli

- 9 mag 2024
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 12 lug 2024
In psicoterapia capita spesso che ci si occupi di problematiche legate alla bassa autostima e alla scarsa valorizzazione di sé, nonostante le evidenti capacità e i talenti che la persona tende a sottostimare.

Esiste però anche una tendenza contraria che induce la psiche ad elaborare l'errata convinzione di essere capaci, di più, molto competenti in un ambito specifico di conoscenza quando nella realtà non è così.
COMPETENZE
La curiosità è un'energia potentissima, un istinto, che per noi esseri umani è fondamentale nel processo di apprendimento. Come sostiene Celeste Kidd, ricercatrice e docente di psicologia all'Università californiana di Berkeley, "la curiosità è ciò che ci motiva a far ricerca sulle questioni che non capiamo, in modo da imparare da esse [...] ci attira verso l'incertezza, e in questo modo ci aiuta ad apprendere come funziona il mondo".
Nel momento in cui si attiva il desiderio della scoperta accettiamo (più o meno di buon grado) di non sapere, ed è proprio questa incertezza a motivare la necessità di una risposta.
Grazie al raffinato meccanismo della curiosità evolviamo, nutriamo l'intelligenza ed ampliamo le nostre conoscenze diventando sempre più competenti. Cresciamo, soprattutto dentro.
DALLA CAVERNA ALLA BRACE
I filosofi della Grecia antica lo sapevano bene e lo hanno spiegato ancora meglio: la conoscenza richiede sforzi ed intenzioni. Per uscire dalla caverna delle illusioni di cui narra Platone nel suo mito, infatti, è necessario prima di tutto accorgersi di essere prigionieri di quelle stesse illusioni e dunque sapere di non sapere, come avrebbe sostenuto Socrate prima ancora di lui.
La soddisfazione di un qualsiasi bisogno, dal fisiologico all'intellettuale, nasce dalla percezione del vuoto e della mancanza. Se possiamo stare per qualche momento in compagnia di questo sentire poco gradevole senza paura di esserne fagocitati, allora avremo fatto un passo verso la crescita personale e potremo appagare in modo autentico il desiderio della conoscenza.
Acquisire una tale consapevolezza però non è un processo sempre lineare; a volte è così intricato da sembrare una sfida impossibile da vincere, o addirittura un’umiliazione che complica il processo di accettazione del vuoto di cui sopra.
In psicologia, lo chiamiamo effetto Dunning-Kruger.
FANTASTICO QUINDI SO
L'effetto Dunning-Kruger prende il nome dai due psicologi che ne hanno spiegato il funzionamento cognitivo, David Dunning e Justin Kruger, entrambi di origine statunitense.
Nel 1999 i due studiosi hanno capito che alcune persone tendono a sopravvalutare in modo errato, dunque senza una corrispondenza nella realtà dei fatti, le loro capacità in un certo ambito. Esse non hanno la consapevolezza a cui invitavano caldamente i nostri amici filosofi e ciò impedisce loro di effettuare un'autovalutazione adeguata.
Sono incompetenti e non lo sanno.
Ma il bisogno di sentirsi esperti e cercarne riconoscimento smodato negli altri nasconde una profonda insicurezza e sfiducia nelle proprie capacità di apprendimento.
Non esistono persone incapaci di imparare e migliorarsi, esistono solo persone che hanno paura di farlo e che possono essere aiutare a superare i loro timori.
Diventiamo grandi, sempre di più, quando continuiamo ad imparare, ad utilizzare sapientemente i mezzi che abbiamo a disposizione senza pretendere che siano necessariamente i migliori in assoluto. Chi può dirlo in fondo?
Nell'epoca in cui la frammentazione (del sapere, dell'agire e del conoscere) è diventata la strada da percorrere quando si vuole illusoriamente capire tutto e velocemente, tu e io possiamo scegliere di rallentare.
Possiamo evitare appagamenti sì immediati ma anche effimeri e, molto umilmente, curiosare. Ben consapevoli del fatto del fatto che per maturare delle competenze propriamente dette serviranno tre ingredienti molto speciali:
lo studio e l'approfondimento teorico;
la pratica e il mettersi in gioco in prima persona;
la fiducia in se stesse/i e nel fatto che sia possibile dare il meglio.


